— Storia —

La guerra sul Fronte Adriatico

Stemma del 2° Corpo polacco
Stemma del 2° Corpo polacco

Verso la metà di giugno del 1944 il 2° Corpo d'armata polacco, reduce dalla furibonda battaglia di Montecassino, viene incaricato di conquistare il porto di Ancona. L'unità - che dipende operativamente dall' 8^ Armata Britannica - è formata da due divisioni di fanteria (3^ Divisione "Fucilieri dei Carpazi" e 5^ Divisione "Kresowa"), dalle truppe di Corpo d'Armata, costituite da reggimenti di artiglieria delle varie specialità e dal Reggimento esplorante "Lancieri dei Carpazi", dalla 2^ Brigata corazzata, che comprende tre reggimenti corazzati ognuno dei quali è dotato di 52 carri armati medi "Sherman" e 11 carri leggeri "Stuart". I soldati sono in totale circa 43.000 e comprendono anche le donne del "Servizio ausiliario femminile", impegnate soprattutto nella sanità, ma anche nelle trasmissioni e nei trasporti.

Con i polacchi collabora il Corpo italiano di Liberazione (CIL) che nato nell'aprile del 1944, esprime la volontà dell'Esercito italiano di svolgere, accanto alle formazioni alleate, un ruolo importante per la liberazione dell'Italia. Il CIL, comandato dal gen. Utili e con un organico di 25.000 uomini, è dotato di armamento italiano, meno potente di quello alleato, dispone di pochi mezzi motorizzati ed è privo di componente corazzata. 

Sotto il comando operativo polacco vi sono inoltre: il 7° reggimento "Ussari", una unità corazzata britannica e altre formazioni britanniche di artiglieria e di genio; i partigiani, circa 400, della "Banda Patrioti della Maiella". 

Stemma della 71° divisione tedesca
Stemma della 71° divisione tedesca
Stemma della 278° divisione tedesca
Stemma della 278° divisione tedesca

Le forze tedesche contrapposte sono costituite da due divisioni di fanteria (278^ Divisione e 71^ Divisione) a organici ridotti, prive di carri armati e di copertura aerea, ma dotate di un'efficace artiglieria, specie di controcarro, di cannoni d'assalto e semoventi italiani M 42 usati entrambi in un ruolo di controcarro. Presente anche un cacciacarri pesante "Nashorn", un semovente dotato del potente cannone da 88 mm ed in grado di distruggere mezzi corazzati anche da lunga distanza. I tedeschi dispongono, in prima linea, di circa 5.000 uomini ed il comandante della 278^ Divisione, gen. H. Hoppe, si propone di contenere quanto più a lungo possibile l'avanzata delle forze polacche per ritardare la conquista del porto di Ancona. 


La battaglia per Ancona 

Prima fase: 30 giugno - 9 luglio 1944 


Le battaglie per la conquista del porto di Ancona, a causa della forte resistenza tedesca, si svolgono in due fasi. La prima fase viene denominata "Prima Battaglia di Ancona". Prende avvio nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio 1944. In questa battaglia preliminare il 2° Corpo d'armata polacco procede alla conquista dei capisaldi tedeschi a nord del fiume Musone e del torrente Fiumicello. Il 4 luglio viene presa Castelfidardo, mentre Osimo è conquistata il 6 luglio 1944 dopo combattimenti particolarmente duri: ad operare sono i fanti della Divisione "Fucilieri dei Carpazi" con l'appoggio dei carri armati della 2^ Brigata corazzata e del 7° Reggimento "Ussari". Agli scontri in ambito urbano partecipano anche alcune formazioni partigiane. 

Nel territorio di Filottrano invece, la Divisione "Kresowa" riesce ad oltreapassare il Fiumicello e ad occupare San Biagio di Filottrano, Centofinestre, Montoro, S. Margherita, e Villanova, contrada al confine con Tornazzano lungo il quale si attesta temporaneamente la linea del fronte . A nord del Musone, i polacchi occupano Palazzo del Cannone e Villa Simonetti alle porte di San Paterniano, frazione osimana alle pendici del Monte della Crescia, il famoso "Quota 360" spesso citato dal Gen. Anders.

Il 9 luglio il CIL con la Divisione "Nembo" parte dalle posizioni polacche di Villanova ad est di Filottrano, e dalle proprie posizioni dell'Imbrecciata a sud, e conquista la città dopo una battaglia cruenta combattuta corpo a corpo. La battaglia di Filottrano costituisce un importante successo delle armi italiane, ritenuto storicamente l'episodio cruciale grazie a cui l'Esercito Italiano rinasce dopo il disastroso armistizio dell'8 settembre 1943. 

Il 13 luglio i soldati italiani occupano Cingoli.

L'occupazione delle posizioni dominanti di Castelfidardo, Osimo, Filottrano e Cingoli rende possibile l'azione decisiva per la conquista del porto di Ancona. 


La battaglia per Ancona 

Seconda fase: 17 - 18 luglio 1944

La Seconda Battaglia di Ancona ha inizio all'alba del 17 luglio 1944.  Il piano, elaborato dal generale Anders, prevede che lo sforzo principale del 2° Corpo polacco sia esercitato in direzione del Monte della Crescia - Polverigi - Agugliano con due attacchi pressochè simultanei: uno affidato alla fanteria appoggiata da carri armati, da Villa Simonetti verso il Monte della Crescia e uno condotto da carri armati, che partendo dalle contrade filottranesi di Montoro e di S. Margherita, forzino il Musone all'altezza di Molino San Polo e sfondino le linee tedesche in direzione Casenuove -  San Vincenzo di Polverigi. Dopo la conquista del Monte della Crescia, che domina tutto il terreno della battaglia e lo sfondamento operato dai mezzi corazzati, l'offensiva dovrà proseguire puntando a nordest verso Torrette per tagliare la ritirata delle truppe tedesche di stanza ad Ancona, e ancora più a nord, verso Chiaravalle - Falconara e la foce del fiume Esino. Al tempo stesso, con una manovra diversiva, si dovrà far credere ai tedeschi che l'attacco principale avverrà invece lungo la fascia costiera sulla Strada Statale n. 16 a sud di Ancona.

Dunque l'obbiettivo è sviluppare una manovra aggirante condotta a sinistra nell'entroterra sudoccidentale della città, che, puntando verso nord, si propone di chiudere le forze tedesche in una sacca, tagliandone le linee di ripiegamento, e di distruggerle. 

In questo piano, il CIL ha il compito di coprire il fianco sinistro delle formazioni polacche e di conquistare Rustico e Santa Maria Nuova.

Le operazioni hanno inizio all'alba del 17 luglio 1944 con una imponente preparazione di artiglieria. Poi i fanti della 5 Brigata "Wilno" della divisione "Kresowa", con il sostegno dell'artiglieria e dei carri armati del 4° reggimento corazzato, investono San Paterniano di Osimo e riescono alla fine, dopo aspri combattimenti, a conquistare il Monte della Crescia. 

Nel frattempo più ad est i fanti del 3° battaglione della 3° Divisione "Fucilieri dei Carpazi", appoggiati da carri armati, occupano S. Stefano di Osimo. Caduto il Monte della Crescia, nella notte tra il 17 ed il 18 luglio i tedeschi abbandonano Offagna che, alle ore 3.00 del 18 luglio viene occupata dai fanti della "Kresowa". 

Nel loro settore i carri armati della 2^ Brigata corazzata e del 7° "Ussari", dopo aver attraversato il Musone, avanzano verso Casenuove e Croce San Vincenzo e, dopo forti contrasti, riescono ad arrivare a Polverigi nel pomeriggio del 17 luglio e ad Agugliano, conquistata all'alba del 18 luglio. 

Il CIL, col compito di coprire il fianco sinistro polacco, parte dalle proprie posizioni a Monte Polesco e più a ovest nella Serra di San Pietro trovando una fortissima resistenza tedesca. Infatti i soldati tedeschi annidati sulla riva nord del Musone, dopo essere stati scavalcati dai blindati polacchi che avevano sfondato lungo la direttrice Molino San Polo - Casenuove, reagiscono violentemente al successivo passaggio della fanteria italiana in quegli stessi luoghi opponendo una tenace resistenza. La località Casenuove è raggiunta dal 68° Reggimento fanteria soltanto nel primo pomeriggio, mentre dopo aspri combattimenti in contrada Mucciolina da parte del IX Reparto d'assalto a cui nel frattempo era stato ordinato di scavalcare l'ormai esausto 68° Reggimento, alle ore 22.00 del 17 luglio viene conquistato Rustico, obbiettivo strategico fondamentale in quanto caposaldo ad ovest di San Vincenzo di Polverigi, sito sul crinale della displuviale nord del fiume Musone, nella strada che collega Polverigi a Santa Maria Nuova. L'indomani gli italiani muovono verso ovest in direzione Monti dalla precedente posizione conquistata a Rustico, mentre contemporaneamente il XXIX e il XXXIII battaglione Bersaglieri muovono dalle posizioni conquistate a sudovest di Santa Maria Nuova, presso le località di Castelrosino e Pradellona nel fondovalle, convergendo su Santa Maria Nuova che viene liberata nella tarda serata del 18 luglio.

Nel frattempo la manovra aggirante, condotta dai carri armati polacchi in cooperazione con i fanti della "Kresowa", prosegue verso Torrette, Chiaravalle, Falconara, ma a causa delle linee difensive impostate dai tedeschi nelle zone di Paterno e di Camerata Picena, la chiusura della sacca può avvenire a Torrette nel pomeriggio del 18 luglio e, alla foce del fiume Esino, nel pomeriggio del 19 luglio. Alcuni reparti tedeschi riescono così a sfuggire all'accerchiamento, pur subendo perdite fortissime, e a ritirarsi per tempo lungo la strada costiera, dirigendosi a nord del fiume Esino. 

Nel settore costiero, il 18 luglio, le resistenze tedesche vengono progressivamente eliminate dai fanti della Divisione "Fucilieri dei Carpazi" e dal reggimento esplorante dei "Lancieri dei Carpazi". E sono proprio loro, i "Lancieri dei Carpazi", che alle ore 14,30 del 18 luglio 1944 entrano in Ancona da Porta Santo Stefano. 

Alle operazioni cooperano le forze partigiane di Ancona e dell'anconetano. 

- ... e Storie  -

- "Ho perduto due figli in questa settimana, due figli!" - E alzava la mano davanti al mio viso mostrandomi due dita. (Probabile testimonianza del padre di Eraldo e Ovidio Giuliodori, fucilati dai tedeschi il 30 giugno 1944.)

(da "Filottrano 1944 - 1945" di Giovanni Santarelli)


Luigi Pistola
Luigi Pistola

Poco dopo arrivò un ufficiale tedesco, un capitano, il quale incominciò ad interrogare gli ostaggi rivolgendosi loro in italiano. Accusava tutti di complicità e di connivenza con i partigiani e minacciava di fucilazione quanti non avessero fornito le indicazioni richieste.

Terrorizzati, tutti si proclamarono innocenti, dichiarandosi pacifici contadini che non avevano niente a che vedere con i partigiani. Quando toccò il turno di un giovane sui vent'anni, sconosciuto, che non era di quelle parti, ecco il colpo di scena:

L'ufficiale cominciò:

  • Chi Sei? Come ti chiami?

  • Sono un partigiano - rispose il giovane - e mi chiamo Luigi Pistola.

L'ufficiale, che non se l'aspettava, rimase per un attimo sorpreso, poi, guardando fisso il suo interlocutore, proseguì deciso:

  • Quanti sono i tuoi compagni?

  • Settanta - continuò impassibile il ragazzo;

  • Da dove venite?

  • Da Villa Pozzo di Cingoli!

  • Chi è il vostro comandante?

  • Alvaro Litargini da Montoro!

  • Quali armi avete?

  • Una mitragliera pesante, un fucile mitragliatore, mitra e bombe a mano!

  • Come siete arrivati fin qui?

  • Lungo il fiume Musone!

A questo punto l'esterrefatto capitano pose termine all'interrogatorio e comandò che il giovane fosse condotto via; tutti gli altri furono rimessi subito in libertà.

A Monte Polesco di Filottrano è tuttora vivo nella mente di molti il ricordo di quegli avvenimenti. Aleggia ancora, soprattutto, la figura del giovane partigiano Luigi Pistola, il quale, caduto nelle mani dei tedeschi ed interrogato nel modo che sappiamo, rilasciò quelle gravi dichiarazioni auto-condannandosi. Perché abbia agito così non si sa. Resta certo il fatto che molti, a Monte Polesco, gli debbono la vita, poiché pagò per tutti.

(da "La battaglia di Filottrano" di Giovanni Santarelli)

La battaglia del Monte della Crescia per la conquista di Ancona avrebbe avuto, secondo il Generale Anders, un'importanza pari alla conquista di Monte Cassino. "Il punto chiave dell'offensiva era il Monte della Crescia e proprio questa zona doveva essere conquistata a tutti i costi"

(da "Ankona" di Witold Bieganski, cit. in "Quota 360 - Il Monte della Crescia" di Carlo Gobbi)