— Nella terra di Michele Scarponi —

Pensando alle Marche e alla Valle del Musone, dove "La Liberazione" è ambientata, non si può mancare di ricordare il nostro Michele Scarponi, un campione di ciclismo ai massimi livelli mondiali, ma soprattutto un figlio della nostra terra, un ragazzo generoso, semplice e ironico, con un cuore immenso, orgoglio di Filottrano e delle Marche.

"La Liberazione" che idealmente rende omaggio a tanti giovani caduti per la libertà, vuole rendere omaggio anche a Michele, che è nato e cresciuto in questa terra e si allenava e correva lungo le stesse strade che percorre anche "La Liberazione", tra Filottrano, Osimo, Cingoli, Jesi e tutti gli altri paesi e borghi che punteggiano la nostra terra, che è appunto la terra di Michele Scarponi.

Stringendoci ai suoi cari in un abbraccio, vogliamo ricordarlo proprio con le bellissime parole di Marco, suo fratello. Parole scritte nel dicembre del 2013, e non dopo la sua morte, a testimonianza della profonda verità sulle quali sono basate.

Una Storia Contadina*

Mi piace spesso pensare che nelle gambe di mio fratello non ci siano solo i duri allenamenti. Nelle gambe di mio fratello c'è dell'altro, formato forse da un invisibile un per cento che però è di straordinaria importanza quando il campione si trova solo, senza più forze, a quasi duemila metri di altezza, senza più vegetazione intorno e con nessun amico accanto che non si chiami freddo, vento, neve o pioggia. Questo un per cento, che a quel punto si trasferisce dalle gambe agli occhi dell'eroe ed è chiaramente visibile a milioni di telespettatori, si chiama Storia. Sì, Storia con la "S" maiuscola perché a quel punto, cari telespettatori, non siete più di fronte alla singola storia di un uomo, in questo caso il mio fratellino magrolino dal volto segnato dalla fatica e dalle intemperie, ma siete dinnanzi a una lunga e inarrestabile Storia Collettiva, che in quell'istante si manifesta in tutta la sua forza e ci commuove e ci esalta e ci fa innamorare del ciclismo, dei suoi protagonisti e... di noi.

La Storia Collettiva di cui il ciclista Michele Scarponi è portabandiera, è inevitabilmente la storia della sua famiglia e di questa terra: una Storia Contadina.

Negli occhi di mio fratello è visibile un canto, qualcosa che si sente, di sofferenza e di giustizia che inizia oltre un secolo fa e che io posso raccontare solo a partire dalle vite di nonno Marino e nonno Armando che hanno visto la guerra, hanno ricominciato e hanno creduto in una redenzione, una riscossa nella terra, nel lavoro, alla sottomissione che è rimasta ed ha cambiato solo padrone e ha sacrificato loro, gli immortali contadini e le loro mani per un eterno campo d'asfalto dove non si riesce più a seminare nulla. Ma l'Età del Pane, squartata dal consumismo, cementificata in ogni suo solco, riappare d'un tratto PURA, a pochi metri dal gran premio della montagna, con tutti i suoi miti, i suoi abiti, le sue canzoni, i suoi sogni, la sua ricca povertà.

Una Storia fatta di donne escluse che non avevano nessuna intenzione di trasformarsi in donne in carriera, donne rinchiuse ma non sole, donne lottatrici che ce l'hanno fatta, donne sempre pari, anche se non nei diritti, che rinunciavano alla loro vita per la casa, i figli e il marito. Donne madri di future donne libere. Nonna Elia, nonna Arduina, mamma Flavia, un'altra Storia Collettiva che, abbandonati i campi, si rinchiude in capannoni dai tetti di amianto ad aspettare buste paghe di libertà provvisoria, le essenziali fabbriche tessili. Otto ore al giorno. Tutti i giorni. Per quarant'anni.

Gambe.

Gambe che si sono nutrite di catechismo e feste a Storaco, di Carnevali e Feste dell'Uva, quando ancora ci si riuniva mesi prima per fare i carri, di interminabili ore di merenda alla scuola elementare di Sant'Ignazio (dalle dieci e mezza a mezzogiorno, d'aprile in poi, era sempre festa) di fughe in bicicletta fino al bar Massera a ingoiare un ghiacciolo con le trecento lire prese in prestito dal portafoglio di nonno Marino mentre faceva il suo riposino pomeridiano. Gambe che hanno cantato "Pasquelle" e "Passioni" per anni, gambe e organetti, gambe e pranzi di comunione fatti in casa, gambe e vecchie scuole medie, gambe e futuro lungo, lontano e prospero. Gambe che si sono riempite. Gambe ricettive. Gambe sane. Gambe che, una volta incontrato il buio, si sono inginocchiate e smarrite per rialzarsi più forti di prima. Gambe che oggi raccontano la propria Storia agli studenti e ai bambini. Gambe che non dimenticano.  

Ora sedetevi comodi sul vostro divano. Aspettate fino ad aprile quindi collegatevi all'ennesima edizione della mitica e contadina "Liegi-Bastogne-Liegi" 2014, la classica più vecchia e forse più bella del mondo. Cercate mio fratello con la nuova maglia dell'Astana. È facile, di solito è tra i primi, non potete non riconoscerlo. Guardate le sue gambe, poi i suoi occhi e ditemi quale canto perduto vi è parso di sentire.

Marco Scarponi

* (pubblicato per la prima volta sulla rivista L'Incontro di Filottrano nel dicembre 2013).